Dreamer
In May 2000 I was 15 and lived in Barcelona. I loved watching sports, cut out newspaper articles, and even put together whole books cataloged neatly according to the event and its players. My favorite sport was Formula 1. It embodied risk, luck, skill... essentially, as I would discover over the years, the components of life. It stands without saying that I dreamed of becoming a sports journalist, until one day my father’s boss, aware of my passion for this sport, took me to see the Spanish Grand Prix in paddocks of Benetton, in short, a dream that had come true. Not only was it a weekend of great emotion, but revelation. From the box I photographed every detail, watching the enchanting work of mechanics and engineers, printing in my mind their faces full of emotion, tension, fatigue. And then, it occurred to me this was my calling that sports journalism would never do for me, but I was a good photographer and I had found out what I want to become: a woman engineer.
May 2010. 10 years have passed since then. I became an engineer, not a Formula 1 racer as I would have imagined. Reality is not as I’d dreamt, being a woman engineer is not easy, just as I’d been told many times before; I never believed it, though, assuming that over my parents’ generation prejudices such as this had passed. But I keep taking pictures of sporting events, fashion, my friends, myself. I also continue to read, and to write my blogs, with the idea of finding my dream of one day figuring out how to unite all my passions.
Soñadora
Sognatrice
Maggio del 2000, avevo 15 anni e vivevo a Barcellona. Amavo guardare lo sport, ritagliavo articoli di giornale, componevo interi quaderni catalogati in base all'evento e ai suoi protagonisti.Il mio sport preferito era la Formula 1, racchiudeva il rischio, la fortuna, la bravura, le componenti della vita. Sognavo di fare la giornalista sportiva, fino a quando un giorno il capo di mio padre, consapevole della mia passione per questo sport, mi invita ad andare con lui a vedere il gran premio di Spagna nei paddok della Benetton, insomma, un sogno che diventava realtà.In quel weekend di grandi emozioni mi sono riscoperta: il giornalismo sportivo non avrebbe mai fatto per me, ma ero portata per scattare fotografie e avevo deciso cosa fare da grande, l'ingegnere. Ho fotografato ogni dettagli del box, osservando incantata il lavoro dei meccanici e degli ingegneri, stampando nella mia mente i loro volti, pieni di emozioni, tensione, fatica.
Maggio 2010, sono passati 10 anni da allora. Sono diventata un ingegnere, non di Formula 1. La realtà non è come quella che sognavo, mi avevano detto che essere una donna ingegnere non è semplice, ma non ci ho creduto, pensando che certi pregiudizi appartenessero al passato.Continuo però a fare foto di eventi sportivi, moda, ai miei amici, e anche a me stessa. Continuo anche a scrivere e a leggere tanto, ho dei blog che continuano a regalarmi il sogno che un giorno potrò unire tutte le mie passioni.
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